Che cos’è Acquainnova
Agosto 25, 2023L’acquacoltura in Italia, i numeri della produzione
Settembre 21, 2023Partner del progetto Acquainnova, responsabile della fase sperimentale, il Dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali (Di4A) dell’Università di Udine è da sempre sulla frontiera della ricerca zootecnica. A guidarla, per quanto riguarda l’acquacoltura, sono il professore Emilio Tibaldi e la dott.ssa Gloriana Cardinaletti che qui raccontano il peso del settore in ambito scientifico e le direzioni che sta prendendo la ricerca sui mangimi animali dedicati alle specie ittiche
Che spazio ricopre l’acquacoltura all’interno della ricerca scientifica e della didattica
dell’Università di Udine?
L’Università di Udine è uno degli atenei pionieri in Italia per quanto concerne la ricerca e la didattica in Acquacoltura. Grande merito va al prof. Domenico Lanari che, fin dai primi anni ’80 del secolo scorso, intravide la novità e l’importanza di quella che allora era considerata una nuova branca della zootecnia. Attualmente l’Università di Udine è sede della scuola di specializzazione post laurea per medici veterinari in Allevamento, Igiene e Patologia delle specie Acquatiche e Controllo dei Prodotti derivati. Inoltre, gli insegnamenti di Principi e sistemi di acquacoltura e di Acquacoltura sostenibile fanno parte integrante dei curricula dei corsi di laurea triennale e magistrale del Dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali. L’acquacoltura rappresenta, insomma, una branca importante ed estremamente vivace nel panorama delle attività di ricerca dell’Università di Udine, con oltre una decina tra ricercatori strutturati, dottorandi e post-doc, impegnati in progetti rivolti alle tematiche della nutrizione-alimentazione, della qualità, del benessere e salute delle specie ittiche allevate e dei prodotti derivati, senza dimenticare gli aspetti economici e di marketing della filiera. Superano i 2 milioni di euro i finanziamenti da progetti di ricerca nazionali, internazionali e locali che i ricercatori friulano si sono aggiudicati negli ultimi anni in tema di acquacoltura.
E qual è lo spazio riservato all’interno del panorama scientifico nazionale?
È una domanda a cui non è facile rispondere. Posso dire senza timore di smentita che la qualità dei ricercatori italiani impegnati in acquacoltura è estremamente elevata. Al punto da essere in grado di aggiudicarsi la partecipazione o il coordinamento di progetti europei anche per sopperire alla insufficiente dotazione di fondi nazionali e locali destinati al settore. Si tratta di una forma di zootecnia che di recente ha visto crescere un vasto interesse multidisciplinare intorno ai temi della sostenibilità ed anche l’offerta didattica per corsi di Acquacoltura si è allargata a vari Atenei italiani.
Lo studio di mangimi alternativi è al centro del progetto Acquainnova. Perché trovare il
giusto mix è importante per il settore?
La ricerca di un giusto mix di ingredienti nei mangimi è importante per rispondere all’altrettanto giusto mix di aspettative non solo della filiera ma della società in generale. È sicuramente una questione di sostenibilità, ma nella più ampia accezione del termine. Certamente i riflessi ambientali e l’accettazione sociale di una alimentazione 2.0 basata su mangimi di nuova concezione, rappresentano aspetti dirimenti. Ma non dimentichiamoci che i mangimi del futuro dovranno comunque risultare sostenibili per le tasche degli allevatori e dei mangimisti e garantire gli elevati standard di qualità e gradimento ai prodotti ittici da essi ottenuti.
Più nello specifico, che impatto potrebbero avere i risultati della ricerca Acquainnova in termini di risparmio economico?
Questo dipenderà da un insieme di circostanze e contesti che ora è difficile prevedere. La ricerca di un giusto mix di ingredienti non potrà certamente eludere l’aspetto dell’economicità delle formulazioni. Acquainnova punta al miglioramento dell’efficienza nutrizionale e della sostenibilità della dieta ampliando la gamma di ingredienti utilizzabili nella formulazione di mangimi utilizzandone alcuni conformi ai principi del riciclo. Il progetto potrà pertanto offrire un più ampio spettro di indicazioni/soluzioni tecnico-economiche agli operatori del settore, sia mangimisti che allevatori, con possibili ricadute positive anche per le tasche dei consumatori.
Quali sono i vantaggi nutrizionali dell’utilizzo degli insetti per l’alimentazione dei pesci? Ce ne sono di più idonei di altri e perché?
I non pochi studi finora svolti sull’utilizzo delle farine ottenute dagli insetti ammessi all’uso mangimistico in Acquacoltura dalle normative vigenti, convergono nell’attribuire a questa nuova fonte proteica un valore nutrizionale per le specie ittiche da medio ad elevato. Ma ciò che li rende attrattivi, conferendo loro valore aggiunto, sono le proprietà funzionali di alcuni loro componenti bioattivi a beneficio della salute intestinale e della risposta immunitaria dei pesci. In generale le migliori farine per l’alimentazione ittica sono ricavate dalle forme larvali degli insetti. Al momento quelle ottenute da pupe sgrassate della mosca soldato nera (Hermetia illucens) sono le più appetibili per qualità nutrizionale, prezzo e disponibilità di mercato e sembrano più favorevolmente proiettate per l’uso nei mangimi commerciali.
Quali sono state le fasi con cui si è sviluppato il progetto Acquainnova in laboratorio?
Dopo averli reperiti presso aziende commerciali di produzione, gli ingredienti test sono stati per prima cosa caratterizzati completamente sotto i profili chimico-nutrizionale, microbiologico e della sicurezza alimentare presso i laboratori del Ciheam di Bari e dell’Università di Udine. Le stesse analisi sono state effettuate anche sui mangimi sperimentali per trota ed orata inclusivi degli ingredienti test. Delle diete innovative è stata in seguito misurata la digeribilità e la risposta di crescita nella trota iridea e nell’orata nei laboratori dell’Università di Udine. Al termine delle prove di allevamento, la porzione edule dei pesci alimentati con le diete test è stata caratterizzata per i parametri nutrizionali e di sicurezza alimentare. Nei laboratori di analisi sensoriale dell’Università di Udine si sono infine svolti i test di assaggio per valutare gli effetti delle nuove diete sul gradimento sensoriale dei filetti di trota e orata da parte di un panel di circa 100 assaggiatori.
Da questo progetto possono nascere sinergie con altri settori della zootecnia?
Sinergie sono certamente possibili e da incentivare visto che almeno in parte gli interessi delle filiere avicola e suinicola per quanta riguarda le proteine animali trasformate tradizionali, e quelli dei produttori di farine di insetti, vedono nella filiera dell’acquacoltura uno dei punti di approdo dei loro prodotti.