La ricerca in acquacultura del Di4A di Udine: intervista a Emilio Tibaldi e Gloriana Cardinaletti
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Ottobre 20, 2023Il 2022 dell’acquacoltura italiana (per il settore allevamento ittico) in numeri parla di 303,8 milioni di euro di valore per un totale di 53.900 di tonnellate di pesce prodotto, sia in terra che in mare (dati Api – Associazione piscicoltori italiani). Numeri che, se raffrontati con quelli del 2021, parlano di uno scatto in avanti del fatturato ma una riduzione dei volumi.
Trota regina del mercato
Nonostante una leggera flessione, la regina del mercato rimane la trota con 29.000 tonnellate prodotte e 113 milioni di valore generato al netto del prodotto trasformato. Secondo e terzo posto per orata e spigola che invece hanno visto aumentare i propri margini a valore mentre i volumi sono rimasti pressoché stabili. Per quanto riguarda il prodotto di acqua dolce, l’effetto combinato dell’aumento dei costi dopo l’avvio del conflitto in Ucraina e la siccità estiva che si è protratta fino all’inverno, gli impianti dell’allevamento ittico hanno registrato una flessione del 20% acuita da un aggravio dei costi energetici necessari per attingere l’acqua dal sottosuolo e mantenere i pesci in vita. Questa situazione ha avuto un duplice effetto: da un lato, una minore offerta che ha portato all’aumento dei prezzi; dall’altro a una rimodulazione della stessa orientando l’allevamento, per esempio, nel caso della trota iridea a pezzature ridotte rispetto alla salmonata che supera il mezzo chilo. Per le altre produzioni di acqua dolce, invece, va sottolineato il declino dell’anguilla: 100 tonnellate di prodotto perso in un anno. Flessione a cui fa da contraltare il caviale: 62 tonnellate di produzione totale e prezzi che sul mercato possono raggiungere anche gli 800-1.000 euro al chilo.
Produzioni marine in leggero incremento
Sul fronte della produzione in mare, invece, il leggero incremento segnalato dai numeri (17.600 tonnellate di spigola e orata prodotte per un totale di oltre 140 milioni di euro di fatturato) si deve al maggiore spazio concesso all’allevamento off-shore e alla maggiore richiesta all’interno della GDO e della ristorazione. Va però sempre segnalato che, sebbene si stia cercando di diversificare con l’introduzione di ombrina, ricciola e corba rossa, la produzione di spigole e orate italiane copre solo il 20% del fabbisogno nazionale, con un forte ricorso all’importazione da paesi stranieri. Per invertire la bilancia commerciale, una strada passa attraverso la valorizzazione della carne di storione.
Avannotti, risorsa indispensabile per la filiera
Discorso a parte, merita il settore della riproduzione e avannotteria, indispensabile per il funzionamento della filiera e capace da solo di generare un mercato da 42 milioni di euro se si considerano anche le uova embrionate di trota iridea e altri salmonidi. Le uova embrionate prodotte in Italia sono 278 milioni con un fatturato di 4,2 milioni di euro mentre gli avannotti di spigola ed orata che vengono in buona parte destinati ad allevamenti dell’area mediterranea raggiungono nel complesso 180 milioni di unità per un valore di 37,8 milioni di euro di fatturato.